Il paradosso della “illusione pro”: attrezzatura professionale o amatoriale?

Attrezzatura audio e video professionale contro amatoriale: nell'immagine un robottino con microfono

Con le attrezzature più comunemente utilizzate, come gli smartphone di recente tecnologia, è possibile realizzare contenuti di qualità?

In qualsiasi campo della produzione inerente la comunicazione, i fantastici mezzi messi a disposizione dal mondo digitale hanno creato il paradosso della “illusione pro”. Ovvero: anno dopo anno, è diventato tecnicamente più semplice e meno costoso produrre contenuti audio e video di qualità, eppure capita di ascoltare e vedere contenuti eseguiti male sempre più spesso.

L’evoluzione nella realizzazione dei contenuti audio e video

Quando 20 anni fa abbiamo mosso i primi passi nel mondo della produzione audio e video, la distanza tra le attrezzature professionali e consumer era abissale. Nel campo audio, ad esempio, un sistema Protools 8.0 con Mac G3 aveva un costo che partiva dagli attuali 6.000€. Oggi con un iMac, una scheda audio decente e protools 2020.12 possono bastare 2.500€.

Per non parlare dello storage! All’inizio della mia carriera tra le prime mansioni avevo il calcolo dei Gigabyte disponibili per registrare, mi occupavo della compatibilità tra i vari sistemi di Hard disk (tutti costosissimi, circa 800€ per 16 Gigabyte), fare in modo che dialogassero tutti col Mac, cosa non scontata all’epoca. Un problema completamente scomparso da un decennio ormai. Se serve spazio, bastano circa 80€ per avere un Terabyte in più.

Anche il mondo dei registratori portatili ha subito la stessa sorte, volendo oggi, con le dovute accortezze, possiamo utilizzare i nostri smartphone per registrare qualcosa al volo. Vent’anni fa, non esisteva la parola “smartphone”.

La differenza tra fare video e registrare audio “fai da te” e affidarsi a professionisti dotati di competenza creativa e tecnica

Quindi dov’è il problema?

Spesso ci capitano lavori in cui qualche cliente, per emergenza, per risparmiare o per sopravvalutazione delle proprie capacità, prova a produrre un contenuto audio-video per poi trovarlo scadente confrontandolo coi riferimenti del settore. Se è per emergenza ci sta: capita ai giornalisti durante le inchieste di “rubare” una intervista al volo, ma il pubblico è abituato a sentire e vedere servizi del genere, anzi dà contesto ed un che di “vero” al contenuto.

Diversi sono i casi: “ho filmato la conferenza della mia azienda ed è in gran parte fuorifuoco”, “ho registrato l’intervista all’AD ma si sente solo il tizio che tossisce di fianco”, “ho registrato questo jingle ma mi pare brutto”, “ho registrato col mio microfono Neumann ma è tutto distorto” etc etc… Il problema è che non è sempre possibile rimediare. Un esempio nel campo audio: con plugin quali Unveil e Reverb remover Pro posso togliere un po’ di un ambiente rimbombante in una intervista, ma se intorno ci sono tante persone che parlano diventa difficile salvare la ripresa.

C’è anche un problema di costi, tentare di salvare una ripresa fatta male può costare più che chiamare direttamente i professionisti a svolgere direttamente il lavoro.

Ecco, quindi il paradosso dell’ “illusione pro”, che ha anche uno spiacevole corollario: non sempre chi ci cade, lo riconosce. È che se si acquistano prodotti “pro”, non è detto che li si sappia utilizzare da “pro”.

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